martedì 5 ottobre 2010

Culture clash

Quando abbiamo comprato casa qui sapevamo che i bambini dei dintorni hanno modi diversi rispetto a quel branco di Montessoriani, multi-culti, figli di genitori laureati e benestanti che avevamo nel quartiere vecchio. Anche per questo li abbiamo lasciati nella scuola vecchia in attesa di trovarne una qui che li prendesse (che ci sono, ma poche e con liste di attesa lunghissime).

Però in mezzo a bambini rustici, materiali e sboccati io ci sono cresciuta, un po'ci pativo, un po'li menavo, in qualche modo me li sono gestita e così speravo anche dei miei figli. orso da questo punto di vista ci sembrava anche quello che avrebbe fatto meno fatica. non ci dispiaceva, insomma, il fatto che magari sarebbero diventati un po' street-wise. Obiettivo fallito.

Non so bene se sia successo qualcosa o sia la percezione dell'ambiente diverso, si rifiutano di andare a giocare da soli ai giardinetti, vogliono sempre uno di noi.

domenica con un'estate di san martino da far schifo e la casa da sistemare, li ho buttati fuori casa con lo skelter che finora usano poco, ma abbiamo scoperto una zona vietata alle auto dietro al supermercato, vicino al campetto-gabbia di calcio e praticamente devono solo attraversare la strada per andarci.

"Si, ma accompagnaci per 5 minuti".
Accompagno, ci facciamo un giro, andiamo a casa di Sterre, una bimba della scuola, ma non ci sono. Poi li abbandono a sé stessi.

"Fra poco torniamo". eccheppalle, ma statevene fuori a godervi il sole, voi che potete.

Poi ci hanno messo un bel po' a tornare.

"O capo, ma allora si stanno veramente divertendo".

La mia speranza segreta era che conoscessero altri bambini, attirati dallo skelter, e ci giocassero. Nulla come un giocattolo impressionante per farsi gli amici.

Alla fine tornano causa ruota sgonfia.

"Abbiamo tanti amici" esordisce Orso.
"Si, ma erano cattivi" mugugna il fratello.
"Vi hanno fatto qualcosa?"
"Wwn,gngh, wm".

Poi a cena salta fuori. Fondamentalmente gli hanno dato del mother*****er, dicendogli che dovevano fottersi la madre (who, me?).

Il giorno dopo Ennio ha ammesso che gli avevano anche fatto dei gestacci e me ne fa vedere uno, "gli altri non li sapevo". Indice infilato nel cerchio di pollice e indice dell'altra mano.

"Lo sai cosa vuol dire?"
"Mhgni".
"È il gesto che indica il pisello che entra nella pisella. si fa così per mettere il semino nell'uovo per fare i bambini. Ed èuna cosa molto bella, e poi i bambini sono bellissimi".

Lo sa, ma non è convinto.

"Amore, ma se loro sono degli stupidi che neanche capiscono quali sono le cose bele della vita tu mica ti devi offendere? È un problema loro".

Però lo capisco che ci sia rimasto troppo male, io stessa la trovo una cosa un pelino brutale (ma da che famiglie vengono questi bambini? E che me lo chiedo a fare, lo so. Migranti, ignoranti se non genitori analfabeti, poveri, vivono del sussidio, crescono con la separazione dei sessi estrema, sentono i discorsacci dei ragazzi più grandi perennemente frustrati sessualmente da tutti i pregiudizi di casta, anche perché a tipi così col cavolo che gliela dai, fossi scema. Infatti giusto i matrimoni combinati (Ok, qui sono ignorante io, ma tanto spesso è così). Ci sono cresciuta in un ambiente del genere, lo conosco e me ne sono andata proprio sperando nell'evoluzione della specie. e adesso mi ci ritrovo comunque, il che dimostra che tutto il mondo è paese).

Ma non voglio neanche crescerli come fiorellini di serra, quindi dopo il discorsetto confidenziale ("per carità, non andare a dirlo in giro perché anche se è vero la gente ci rimane male") sull'incredibile fatto della vita che esistono anche le persone stupide, e non ci si può fare niente, oltre che compatirli e renderli inoffensivi nel senso di non dare peso a quello che dicono, adeso toccherà il trattatello socio-culturale ad usum delphini.

Che come diceva la pubblicità, se li conosci li eviti, o quantomeno non rischi di diventare come loro a furia di frequentarli.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante post che si può applicare a noi adulti nel posto dove viviamo adesso e dove ci troviamo immmersi tra persone da cui molte cose - tutte culturali in senso lato e non solo - ci separano e che mi fa dubitare sempre di più dell'efficacia e della fattibilità del mix sociale. Magari ne parliamo di persona...
Giuliana

Anonimo ha detto...

Guarda. Giusto ieri se ne parlava con un'altra mamma italotedesca. Arianna ha 5 anni e dall'anno scorso va all'asilo Waldorf a Ddorf. Il primo anno era iscritta ad un asilo di un quartiere un pò off, colonia di turchi. Cioè, in Germania, il bottom level sociale. Da là ci siamo spostati e per la distanza da casa, e perché entrambi gli strati sociali, la working class tedesca e i turchi non sono esattamente multi-culti oriented...E l'unico cucciolo di origine italiana della scuola non faceva che ripetere: "brutta battana!" Alla Waldorf i genitori, prevalentemente tedeschi, parlano per lo meno 3 lingue, e con diversi è persino possibile una conversazione in buon italiano! Però...però c'è un tasso davvero sconfortante di bimbi aggressivi nei gesti e nelle parole (e questi sono, quasi, tutti autoctoni) e per Arianna è fonte di frustrazione costante. All'inizio reagiva, poi piangeva, adesso cerca di evitarli. Come può. A volte rimpiango l'asilo del paesello, dove ai tempi in cui mia nipote -oggi 11enne- lo frequentava, l'ordine dei problemi era limitare l'uso di simboli religiosi, dato che la struttura si proponeva come pubblica, richiedere la pubblicazione del bilancio e lasciare che i bimbi facessero da soli le rampe delle scale senza l'accompagnamento obbligato di un genitore...MAI un problema di mobbing o di aggressioni immotivate tra bimbi...Mah.
Mammainrenania

TopGun ha detto...

Mio padre mi diceva di stare tranquillo, non dare fastidio a nessuno, ma se qualcuno mi dava fastidio senza motivo allora mi dovevo difendere come si deve.

ai tempi delle elementari tutto regolare, le medie sono state 3 anni di inferno(che adesso ricordo come la fase più tosta ed importante della mia vita)per un ripetente che per 3 anni di fila si è divertito a "coccolarmi".
all'ora ero piccolo piccolo, ordinato, tranquillo, un bambino nel fisico e nella mente.
facile prendersela con uno così.
poi dopo i 15 sono diventato altino, e gli ex bulli mi arrivavano alla pancia(ma con la stessa arroganza) e non hanno più costituito un problema.

cosa farei adesso per il me bambino di allora?
mi prenderei da parte, mi farei coraggio ma senza fare quei discorsi canonici che fanno i genitori ai figli.
perché quando sei piccolo, un grande che ti parla si dimentica che scuola e casa sono due mondi diversi.
si scorda che li sei solo e combatti per diventare grande e ti parla come si parlerebbe ad un adulto dicendoti cose che non capisci e che non saprai applicare se non molti anni dopo(inutile!).
è un errore.

una chiara distinzione tra quello che è giusto e che non lo è, non far sentire mai soli i ragazzi, fargli tenere bene a mente che hanno una base stabile, una famiglia alla quale appartengono e della quale sono membri importanti.
Poi una mollica alla volta dargli autonomia.
Farli diventare spavaldi ed indipendenti ma spendo bene che hanno radici e sicurezze.
queste cose si combattono da dentro, con la sicurezza e l'autostima che crescono con te.

e poi ovviamente...:P Karate all'ennesima potenza per menare botte da orbi SE e solo SE non c'è proprio nessun'altra via, ma biasimando sempre in pubblico ed in privato il ragazzo per non farlo diventare un bullo a sua volta, salvo poi pensare tra se se "bravo, se l'è cavata da solo".

spero di essere stato utile, infondo ero bambino solo vent'anni fa e non credo di essermi scordato tutto XD

Pythya ha detto...

Non è facile per un bambino in età scolare (elementari) rendersi conto che c'è davvero un diverso stile di vita, diverse scale di valori e moooolta frustrazione in giro. Vieni magari da un ambiente familiare che ha sempre cercato di trasmetterti valori come l'approccio alle diversità, il rispetto delle opinioni, l'ascolto degli altri. Poi arrivi a scuola, e trovi tutt'altro. Figli di migranti che scontano le frustrazioni dei genitori e che se la pigliano con te solo perché vieni da un altro quartiere, vieni da altre storie familiari e perché no, da un altro modo di vivere la strada. E ti chiedi solo perché sono cattivi con te, perché se la piglino sempre con te. Brutte storie. Poi da solo, cerchi di farcela, cerchi di trovare un modo. Il più semplice è stringere i denti, cercare di capire come cavarsela da soli senza correre da mammà, e sperare di arrivare alle medie. Per poi in prima media diventare amico a suon di merende scambiate dei "peggiori" elementi della terza. Insomma, un'intoccabile. Questa è stata la mia storia, anni fa, quasi 30, in una Firenze molto classista e razzista. Altro che bullismo frutto della società attuale. Tornare in Abruzzo diventò un sollievo, dopo.

Ocean ha detto...

concordo in pieno con TopGun e Pythya, la mia storia è molto simile. La mia chica certamente ora è in un ambiente migliore come didattica, ma sarà una lotta per il resto.é di sostegno sapere che qui posso cercare suggerimenti. ciao