domenica 10 ottobre 2010

Caso studio

Insomma, domani con il capo andiamo a conoscera questa terapeuta che sta in un paesino a nord a meezz'ora da qui per capire come possiamo aiutare Ennio. Ennio che di solito è un bambino felice e allegro, ma che a volte soffre e si sta molto tra i piedi.

E noi vorremmo anche capire quando assecondarlo e quando dargli dei limiti. Quando prenderlo sul serio e quando relativizzare (sante parole quelle di TopGun in un commento di qualche giorno fa, noi possiamo anche rendere esplicito che non c'è motivo di soffrire e perché, ma facciamo subito noi grandi a parlare, il problema e la percezione dello stesso sono tutti suoi).

Dopo tutti i discorsi sulla morte di mezzo anno fa, adesso siamo passati al cancro. Come ciò sia avvenuto non lo so, so solo che stanno talmente sensibilizzando sulla prevenzione del cancro al seno che mi si è sensibilizzato pure il primogenito che il seno non ce l'ha.

Cioè, cartellone formato A0 di fianco al parcheggio dell'auto condivisa: foto tenerissima di neonato raggrinzito e slogan: le donne creano molto di più di quanto il cancro possa distruggere. È ovvio che poi mi chieda cosa sia.

Insomma, cancro in tutte le salse, hai voglia a minimizzare scientificamente. Che se fumi, vivi vicino a fattori inquinanti, mangi roba sbagliata e ti viene, sia. Ma il discorso dell'ereditarietà proprio non gli va.

"Ma mamma, degli uomini primitivi chi è poi stato il primo che ha avuto in cancro e lo ha passato agli altri?"
"Amore, ma io non sono un medico".

Roba del genere.

Insomma, ieri dopo 10 minuti scarsi dalla messa a letto, scende singhiozzante e singultante da far pietà. Dramma. Ve la faccio breve: in questo periodo il solito supermercato maldetto ogni 10 euro ti regala i Dungan. Lui ci tiene non solo a raccoglierli ma anche a scambiarli, che è una delle sue forme di socializzazione. Sabato siamo riusciti a sbatterli ai giardinetti vicino casa al sole, ci sono stati delle ore, si sono portati i doppioni da scambiare.

E a sera è giunto alla conclusione che lui si, ha scambiato due dungan contro due dungan, ma i suoi erano a tre strisce e quelli che gli hanno dato rispettivamente uno e due. e c'era una parte molto confusa su una carta da Pokemon coinvolta nello scambio. E lui si era pentito e piangeva disperato. E noi a dirgli di non pensarci.

E qui la perla:
"Io vorrei non pensarci, ma come si fanno ad allontanare i pensieri che non vuoi pensare? Che più ci provi e più ce li hai in testa?"

Il paradosso di: NON voglio che pensiate a un drago rosa. Voila madame, lo vuole rosa cipria, rosa confetto o rosa shocking?

Stasera, Bis.

Ora, io lo so che me lo spiego con la troppa vita di questo weekend. Venerdì sera al concerto e a letto oltre le 23, sabato mattina partita di calcio, poi giochi nel giardinetto, poi teatro per bambini con due amichetti. E oggi nuoto e giro all'Ikea (ho risolto e sto finendo la libreria a paretona per il soggiorno, nota di servizio).

Insomma, potevamo farlo riposare di più. Infatti è rimasto a casa a fare i compiti mentre noialtri andavamo in centro a far commissioni. Evidentemente non è bastato.

Allora sono andata a letto con lui per insegnargli un trucco per provare a non pensare alle cose a cui non vorresti pensare.

"Il trucco è riempirti la testa con un'unica parola, la dici in silenzio nella tua testa mentre respiri, lei rotola e rotola e spinge via gli altri pensieri. Se ti accorgi che ti rimetti a pensare a qualcosa, tu ripetietla subito. Ci abbiamo provato un attimo. Ha tentato di riparlare del cancro. L'ho convinto a riprovarci.

Oh, il tempo di passare da suo fratello che volega una storia anche lui e stenderlo facendogli ripassare finché non la impara Lanebbiaglirtcolli (mia ultima trovata per stenderli la sera) e due minuti dopo dormiva.

"Direi che è proprio pronto per la psicoterapia" ha fatto il capo "un tempismo perfetto".

Questa terapeuta tra le altre cose fa fare yoga ai bambini, noi ci siamo già portati avanti con il lavoro direi.

7 commenti:

barbara ha detto...

Lucrezia si è trovata da sola un sistema per quando ha qualche pensiero che la tormenta. Immagina (ma compie in realtà il gesto con le dita) di aprire uno sportellino sulla fronte e di tirare fuori il pensiero molesto, come se srotolasse un filo. Poi richiude lo sportellino. Lei dice che funziona (a volte ci mette un po') e a me questa cosa mi ha sempre molto colpito. E ci ripenso quando mi vengono le paturnie per quello che ha passato e sta passando, e un po' mi tranquillizzo.

supermambanana ha detto...

ti passo il mio trucco che mi sono inventata da sola quando ero piccola. Visualizzavo una gigantesca lavagna. E avevo in mano un cancellino. E cominciavo a cancellare e cancellare, e mentre i miei pensieri scrivevano e pasticciavano, io cancellavo e cancellavo. A volte loro erano veloci a scrivere, e ci si doveva concentrare per raggiungere tutti i posti della lavagna, ma alla lunga vincevo io (o meglio il sonno) :-)

zauberei ha detto...

Fate bene
Se continuano a esserci questi pensieri che uno non vuole pensare e essi maledetti si fanno pensare, allora bisogna trovare il modo di pensarli e toglierseli di mezzo. Se no essi si rirpopongono.
Il pupo insomma ci ha la digestione bloccata.
Magari la terapeuta troverà dei giochini di ruolo di modo che nel giocherellamento egli pensi così con naturalezza - onde riavviare il processo digestivo. Potrebbe essere cosa da poco ecco.

Anonimo ha detto...

e che ne dici del vecchio sistema di contare le famose pecore? io ci provavo quando ero adolescente e funzionava. talvolta ne perdevo qualcuna e ricominciavo da capo (solita puntigliosa) ma l'impegno a non perderle scacciava i pensieri brutti... Ho trovato ottimo il sistema di stenderli con Lanebbiaglirticolli! Pina da Roma

Anonimo ha detto...

io vorrei andarci io dallo psicoterapeuta. e resto dell'idea che tu e il tuo degno omo siate degli ottimi genitori.
l'erinni sloggata

Emy ha detto...

Si conosco bene la situazione, ma non trovo utile coprire i pensieri, anche perchè poi ritornano appena ti distrai...e ritornano più forti di prima.Quindi è qualcosa di controproducente.
Piuttosto è meglio che escano tutti, che vengano visti da ogni lato, che si possano esprimere e capire...che si riesca a darci una collocazione, o uno strumento per non farci sopraffare.
E' possibile che questa paura ne nasconda altre, la paura di restare solo (c'è comunque sempre qualcuno che si può curare di te) la paura di soffrire etc...

TopGun ha detto...

Sono fasi comunque,
con l'auito giusto che gli state dando andrà tutto bene.

mi fa piacere che le mie parole ti abbiano lasciato qualcosa.