mercoledì 13 agosto 2008

Mattine

8.36, 15 gradi esco da scuola a consegne effettuate ed ha appena smesso di piovere. La pioggerellina schifosa, che ti bagna a rate e che mi fa cadere le palle sul pavimento appena apro la porta di casa al mattino per portare i mostri a scuola. Un padre elegante con doppiopetto e calzoni neri antipioggia tira giù una pargola dal seggiolino della bici. Ecco, vorrei un padre così, che va al lavoro in bici e per strada consegna i figli a scuola. E vorrei che non piovesse dalle 8.10 alle 8.30. Ma per ora non ho né l'uno né l'altro

Che oggi comincia la seccatura stabile del mercoledi: Orso va normalmente a scuola ma non prima delle 8.15, ma Ennio va consegnato entro le 8:30 a un'altra scuola che ci presta la palestra. Imparerò a volare, o Orso imparerà a tenersi le paturnie del mattino il mercoledi.

Per fortuna il capo questa settimana è in vacanza, così lui consegna Orso e io ho la macchina per portare Ennio e per fortuna questa scuola è all'angolo della casa di Ruvy, quindi so esattamente come arrivarci. Sotto la pioggerellina del cavolo che ci mette di malumore, o forse ci mette solo me e io lo passo in giro. che stamattina, persino opa lo ha notato, i bambini pareva si fossero fatti un'endovena di glucosio. Impossibili da tenere, però allegri, e contenti loro contenta io.

Parcheggio stretta, salutiamo la maestra che è già qui e tiene aperta la porta per indicare la strada a chi arriva dei nostri, Ennio suona per sbaglio il claxon mentre si divincola attraverso lo sportello, ci rido sopra, gli dico di rientrare a prendersi la borsa, ed ecco che sta a metà tra i sedili davanti e quelli dietro e piange. Si sente umiliato facilmente questo mio povero bambino, o perché teme di far figuracce, o perché urlo, o perché lo rimprovero, ci dovrei stare più attenta, o spiegargli che non serve (come se fosse facile).
Update: oggi mi ha spiegato che gli è successo da oma e che lei si è arrabbiata. Secondo me si è solo spaventata, ma quando oma si arrabbia, meglio stare alla larga anche a lei. devo spiegargli che io non sono sua nonna, già fatico a spiegarlo al padre, a volte, che non sono sua madre. Uomini.

Entriamo abbracciati, Laura ignora il malumore, che ne ha almeno uno al giorno che proprio non ha voglia di scuola ed entra piangendo in classe, aiuto Ennio a spogliarsi e gli faccio le coccole, gli dico 4 volte di mettersi le scarpe da ginnastica, ma non mi sente, preso dagli amici che stannno salendo, lo richiamo.

"Non devi urlare".
"Hai ragione, ma è perché sono italiana, io parlo forte".

La palestra è grande e attrezzatissima, il maestro di ginnastica giovane. Stanno tutti seduti in fila sulla panchetta, un po'spersi, con le gambette abbronzate contro le scarpine da ginnastica bianche.

È ricominciato anche quest'anno scolastico. E fuori ha smesso di piovere. Tutta vita e lavoro ininterrotto fino alle 18:30.

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