giovedì 20 marzo 2008

È morto Hugo Claus

E su una morte così ci metterei la firma. Sulle cause che ce l'hanno portato magari no, ma trovo fermissimamente che la civiltà e laicità di un paese si misurino sulla civiltà nei confronti dei e nella dignità riconosciuta a i propri cittadini nelle questioni di vita e di morte. Nel diritto all'autodeterminazione del singolo, qualora essa non cozzi con quella degli altri.


(questa foto l'ho rubata da un album su Internet di Jo Verbrugghen, che ringrazio)

Het verdriet van Belgie è stato il primo libro in olandese regalatomi dal capo. Mi piacevano molto le descrizioni dei puristi della lingua che rifiutavano tutte le parole troppo francesizzanti. Anche perché se penso a tutte le parole francesi dentro all'olandese di Amsterdam: punaise, cadeau (o kado), portemonnaie, paraplu. Cadeau è il mio preferito, perché Orso da un po' di tempo lo ha cortocircuitato con regalo e ne ha fatto cadola, convinto che sia una parola italiana.

Claus comunque alla fine non l'ho mai finito di leggere, per motivi che 12 anni dopo non ricordo. E adesso invece mi toccherà, anche solo per capire perché l'ho piantato lì. Forse era troppo difficile per il mio olandese di allora.

Il capo ha sentito la mezza notizia in macchina alla radio: ha cambiato canale nel momento in cui trasmettevano qualcosa di lui, e ha pensato immediatamente:

"O stavolta gli hanno dato il Nobel, o è morto".

Non era il Nobel. Ed è un gran peccato, che non gli sia arrivato in tempo.

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